Le 150 ore
per il diritto allo studio.
L’esperienza alessandrina
Gli anni Sessanta e Settanta segnarono una vera a propria esplosione dei problemi educativi in chiave di “innovazione”. Il movimento sindacale italiano iniziava ad accompagnare alle richieste di carattere salariale l’affermazione dei diritti alla salute, allo studio, alla cultura volendo affermare la dignità del lavoro e della vita. I sindacati tornavano alla ribalta e imponevano rivendicazioni concrete entro un complesso programma di emancipazione culturale e politica dei lavoratori.
La proposta delle 150 ore consisteva nella rivendicazione dell’operaio a poter dedurre in tre anni 150 ore dal tempo di lavoro per la propria formazione, ricevendo il salario dal datore di lavoro. Il significato di questa battaglia politico-pedagogica risiedeva non soltanto nella necessità di aggiornamento e formazione culturale degli operai, ma anche nella volontà di trasformazione della realtà di fabbrica e della classe proletaria, non più disposta ad essere considerata come semplice forza lavoro e di produzione di merce, ma determinata al riconoscimento di una propria identità politica e culturale.
Le 150 ore vennero inserite per la prima volta nel contratto collettivo nazionale del settore metalmeccanico firmato nel 1973, garantendo il diritto del singolo lavoratore a un monte ore individuale triennale per il diritto allo studio retribuito (appunto 150 nel settore meccanico e metallurgico, ma variabile in più o meno a seconda degli accordi). L’istituto fu poi integrato nei contratti di moltissime altre categorie di lavoratori, cui venne riconosciuto il diritto allo studio, al recupero e alla formazione professionale, e, di conseguenza, il diritto a poter usufruire di agevolazioni e di permessi giornalieri retribuiti per la frequenza dei corsi e la preparazione di esami a tutti i livelli, senza però essere obbligati a prestazioni di lavoro straordinario e al recupero durante i riposi settimanali. Questo diritto veniva pagato dall’impresa e l’utilizzo del monte ore totale poteva essere scaglionato su più anni (di norma tre) o concentrato in un anno solo.
Grazie alla collaborazione tra CGIL, Camera del lavoro e Università del Piemonte Orientale è stata portata avanti, in occasione dei 120 anni della Camera del lavoro di Alessandria, una piccola ricerca volta a indagare, riscoprire e valorizzare l’esperienza delle 150 ore per il diritto allo studio nella provincia di Alessandria.
La ricerca ha potuto contare da una parte sulla collaborazione di numerosi sindacalisti, insegnanti e studiosi che a vario titolo si sono resi disponibili a condividere ricordi e riflessioni. Tra questi essenziale il contributo organizzativo di Daniela Causa e le testimonianze di Donata Amelotti, Fulvia Maldini, Daniele Malucelli, Sveva Musso e Giuseppe Rinaldi. Dall’altra il Fondo CGIL-CISL-UIL sulle 150 ore è una miniera di preziosi fonti documentali e di studi di taglio psicologico, sociale e politico.
Alcune di queste fonti sono disponibili alla pagina dedicata, tutte da esplorare e leggere.